È un caldissimo pomeriggio torinese quello in cui incontro l'amico Nicola di Nunzio per una intervista sul Mondo che da oltre un decennio lo rapisce ed appassiona, quello del fumo lento.
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Alcune delle giare di proprietà di Nicola |
Domanda: parlami di te,
una breve presentazione iniziale su chi sei e come ti leghi al
sigaro.
Risposta: attualmente
faccio parte del Direttivo della Cigar Club
Association come tesoriere, sono anche coordinatore della rivista
“Sigari” e Responsabile del relativo Panel di degustazione,
questo come Associazone Nazionale. Inoltre, sono tesoriere del
“PuroMotivo Torino Cigar Club” e faccio parte del Panel
internazionale della “Cigar Sense”, una società americana di
degustazioni che fornisce servizi online.
D: parlami
un po' di CCA e PuroMotivo.
R:
da quando sono entrato nel Direttivo della CCA, nel 2011, ad oggi
siamo giunti a 33 Club, riunendo i più grandi Cigar Club d'Italia.
Pubblichiamo, inoltre, la Rivista SIGARI! e organizziamo i Corsi
Catadores in Italia e all’estero, corsi per “Maestri conoscitori
del sigaro”, ed i nostri associati hanno a disposizione molte
convenzioni. Ad oggi, molti club hanno il proprio evento importante
come Matelica con l' “Encuentro Amigos de Partagas en Italia”, il
“Puromotivo” con la “Mole di Fumo”, Biella con la “Calenda
Maia”, ma noi del “PuroMotivo”, oltre alla già menzionata
“Mole di Fumo”, ogni mese organizziamo una degustazione destinata
ai soci o eventi con abbinamenti vari.
D: sei fumatore solo di
cubano o anche di altra tipologia?
R: all'inizio solo cubano
e toscano, poi pian piano ho iniziato a provare i domenicani, i
nicaraguensi ecc... Ora con il panel di “Cigar
Sense” fumo prevalentemente extracuba, in quanto tutto il mercato
americano, ovviamente, è extracubano.
D: tra cubani e non
cubani quali pensi siano le differenze più eclatanti?
R: sarei curioso di
vedere fra diversi anni, quale possa essere la differenza tra i due
con un buon invecchiamento, cercando di capire se i sigari rollati in
altri Paesi all’infuori di Cuba, riescono a migliorare o no.
D: tra cubano e non
cubano, marche preferite?
R: tra i cubani Partagas,
Bolivar e Ramon Allones, quindi sigari un po' “carichi”. Tra i
non cubani gli Oliva, i Flor de Selva ed i Liga Maestro.
D: quale è stato il tuo
primo sigaro?
R: è stato un Cohiba
Siglo II.
D: hai dei buoni ricordi?
Lo rifumeresti ancora?
R: assolutamente sì,
come neofita è stata una bellissima esperienza.
D: sei appassionato di
vintage vero? Raccontami un po' che cosa ti attira di questo mercato.
R: trovare moduli che non
esistono più, anche in funzione della loro storia. Ho avuto la
fortuna di fumare molti vintage, dagli anni '30 a salire, ed ho avuto
belle e brutte sorprese. È come una bottiglia di vino, quando togli
il tappo...
D: se dovessi dirmi tra i
moduli provati, verso quale hai una preferenza assoluta?
R: ho un ricordo favoloso
di un Dunhill Tubos degli anni '80, un profumo eccellente. Sono
fermamente convinto che la conservazione in tubo amplifichi la
qualità, anche se chiaramente i tabacchi di allora erano diversi.
Ottimo anche il Davidoff Dom Perignon, una
fumata molto elegante, e il Laguito no.1 di Davidoff, che
contrariamente a quanto mi aspettavo ho trovato molto corposo. Molto
buoni anche i Ramon Allones Corona e il Partagas Corona, entrambi
risalenti al periodo Pre Castro, quest'ultimo fumato recentemente a
Matelica.
D: perchè secondo te la
conservazioni in tubo è superiore alla conservazione in box?
R: mah, dipende anche
molto dai box. Una scatola verniciata, per me, conserva meglio di un
normale SLB. Poi, chiaramente, dipende sempre da chi li conserva. Io
applico la conservazione delle “4 stagioni”, tenendo l'umidità
molto bassa in estate.
D: secondo te, se ti
proponessi una fumata tra due sigari, uno recente e con 10 anni alle
spalle, pensi che te ne accorgeresti se non ti venisse detto?
R: quello che cambia è
il carattere del sigaro: nelle produzioni vecchie è la cosa che
colpisce di più. In teoria credo che me ne accorgerei, anche se di
sorprese in questo senso attualmente ne ho avute diverse.
D: che ne pensi del
mercato attuale del sigaro?
R: si sta orientando su
formati e cepi grandi o formati piccoli, senza più via di mezzo. Si
va dal “Montecristo 80 Anniversario” agli “Half Corona”.
Spero che un domani si torni ai vecchi moduli, come sta per altro
facendo ora il mercato extracubano.
D: pensi che questo
accada per un desiderio di differenziazione tra Cuba e Extracuba?
R: per me cambia proprio
il mercato di riferimento. In America ad esempio, c'è a chi piace
ostentare il sigaro: per questi soggetti è importante il sigaro
grande adornato da ingenti anille.
D: quindi il trend del
corto e largo che vediamo attualmente è sinonimo di una esigenza del
fumatore contemporaneo?
R: soprattuto dipende dal
tempo a disposizione. Ormai trovare il tempo per fumare un “Siglo
VI”, un sigaro imponente, è raro. Si tendono a preferire sigari
piccoli, che non richiedono molta attenzione.
D: secondo te, tra un
cubano in una fascia di mercato medio-altra ed un cubano che invece
ha un prezzo basso ci sono differenze reali o è una mera operazione
di marketing?
R: il marketing è il
padrone del mercato. Dal mio punto di vista il tabacco è sempre lo
stesso. Molto lo fa il packaging e la richiesta del pubblico verso
formati specifici e Case specifiche.
D: tu sei uno dei
sostenitori del sapore di tabacco in quanto tabacco o della ricerca
di una aromaticità molto ampia durante la fumata?
R: quando
mi appresto ad accendere un sigaro, cerco di effettuare una
separazione: se mi approccio ad una degustazione, mi concentro sul
sigaro per cercare aromi, sapori, studiare il sigaro anche a crudo
ecc... quando invece fumo tra amici la cosa importante è che mi
appaghi, quindi non presto moltissima attenzione. Ci sono chiaramente
due scuole di pensiero: quella cubana dice che il tabacco sa di
tabacco, mentre la cultura europea sostiene che si possano trovare
aromi, sapori... anche se dipende molto dal palato di chi fuma. Un
palato allenato, non solo sui sigari ma anche sui cibi e distillati
è, chiaramente, avvantaggiato.
D: tu che ti sei
confrontato anche con il panorama americano, come si approcciano loro
alla degustazione?
R: per cosa ho visto io
il metodo è abbastanza uguale. Come in Italia, c'è chi apprezza e
c'è chi fuma solo per ostentare l'oggetto. In America sono
moltissimi i Cigar Club e i corsi specialistici, ma ancora non sono
vicini agli standard europei.
D: un'ultima
domanda. Tu hai una ritualità particolare quando ti avvicini alla
fumata di un sigaro?
R:
quando mi approccio ad una degustazione, l'importante è che sia da
solo e che abbia tranquillità attorno a me. Come oggetti no, non ho
rituali specifici e non devo essere stressato. La degustazione è un
piacere, non qualcosa da fare per forza.
Colgo
l’occasione per ringraziare te Mirko per l’opportunità
concessami ed il caro amico Alain Proietto, persona fantastica e
molto competente. Ovviamente saluto anche tutti i ragazzi di Cigar
Must!
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Nicola, a sx, ad una serata organizzata alla "Casa del Habano di Lugano" |
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Nicola con Alain Proietto, titolare della "Casa del Habano di Lugano" |
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